Gauthier DanceGauthier Dance

Il Festival è anche tutto quello che lo circonda

Pubblicato il 21.07.2024

  • Intervista

Le voci del nostro pubblico: intervista a una spettatrice storica, Silvia, che da 15 anni parte da Trento insieme alle sue amiche per vivere l’esperienza di Bolzano Danza. Partecipare non è solo vedere gli spettacoli, ma respirare l’atmosfera speciale della città di questi giorni…

Signora Silvia, da quanto tempo segue il Festival?
Da tanto, almeno 15 anni!

Riavvolgendo il nastro della memoria, quale è il suo primo ricordo di Bolzano Danza?
L’emozione di partire da Trento in compagnia delle amiche e trovare comunque sempre qualcuno che si conosce, il centro di Bolzano, vitale e animato, la sensazione di fare qualcosa di gratificante per sé…
 
Cosa le piace in particolare di questa rassegna?
Mi piacciono molto la ricchezza e la varietà delle proposte, ogni anno diverse.

Come la definirebbe se avesse a disposizione 3 parole?
Stuzzicante macedonia estiva

Pensa che Bolzano Danza sia cambiato molto nel corso degli anni?
Sì, mi sembra proprio di sì, probabilmente perché la scelta delle proposte riflette il cambiamento dei tempi, ciò che nel corso degli anni gli artisti hanno via via prodotto.

Cosa in particolare l’ha colpita?
Mi piace il fatto che il Festival prende in considerazione il suo pubblico, anche per aspetti più pratici ma importanti, come la prenotazione dei biglietti.

C’è uno spettacolo che porta nel cuore?
Molti, ma forse più di tutti, Minus 16, visto nel 2018, del coreografo israeliano Ohad Naharin, con il “giro sulle sedie” e annesso ballo insieme al pubblico. Quest’anno ho amato la serata di apertura del festival con Gauthier Dance, una vecchia conoscenza! Sono curiosa anche di vedere come sarà la chiusura con Ballet National De Marseille…

Come si lascia catturare da uno spettacolo e come lo sceglie?
Provo a lasciarmi andare a ciò che vedo e sento, scordando quello che ho letto al riguardo. Lo scelgo in modo intuitivo, confrontandomi anche con le amiche.

Cosa pensa dovrebbe fare il Festival per crescere ancora?
La prima cosa: avvalersi di direttori artistici cui lasciare fare anche scelte coraggiose e valorizzarli. La seconda: considerare che il pubblico è fatto anche di appassionati, non solo di addetti ai lavori, per evitare che “scappino” dopo un spettacolo non apprezzato o compreso.

Dove è stato bello incontrare il festival? In quale posto inatteso?
Ho visto solo spettacoli fuori dal teatro, in studio e nella Sala Grande…ma lo spettacolo è anche tutto ciò che succede intorno, prima e dopo.

Cosa augura al Festival?
Vorrei usare tre parole: aria, respiro, volo.