Catarina Miranda

Un quartetto sui pattini a rotelle futuribile. Un’idea di corpo in movimento e di velocità inusuale per la scatola nera di un teatro, ma perfetta per un’edizione di Festival dedicata alle sfide intraprese dai corpi, allo sport come estensione del movimento performante. Cabraqimera della portoghese Catarina Miranda – presentato a marzo anche al Centre Pompidou di Parigi – unisce la dimensione plastica e ipnotica del gesto agli attraversamenti spaziali, alle intercettazioni e agli incontri dei performers sui pattini. Miranda è interessata a esplorare corpi ibridi e protesici, da qui il titolo del lavoro unione di due parole portoghesi, cabra (capra) e qimera (chimera, mostro mitologico ibrido di vari animali, ma anche utopia, sogno vano), ma anche qualcosa che ha a che fare dunque con la fantasia, che prende le distanze dalla realtà. Enfatizzato da un disegno luci ammaliante, da giochi di ombre e dalla fluorescenza dei pattini, Cabraqimera proietta i corpi verso un’alterità estrema. Finzione e realtà si mescolano nell’immaginario di questa artista polisemica, conoscitrice tanto della coreografia quanto delle arti visive e della concezione teatrale a 360 gradi.